Ancora una volta molta indifferenza da parte del popolo del "bel paese" nei confronti di una delibera che, nella sua forma iniziale, ci avrebbe reso il paese meno libero d'Europa. No, non è un'esagerazione, e per rendersene conto basta informarsi: la delibera di AGCom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) prevedeva infatti il controllo totale del web, riservandosi il diritto di chiudere senza processo -- si, senza processo, proprio come nel medioevo -- siti e blog giudicati da loro illegali perché utilizzatori del lavoro di altri autori (artisti, giornalisti, ecc). Ma facciamo un po' di chiarezza: l'idea di base è giusta e condivisa, se un giornalista de La Repubblica scrive un articolo, un giornalista del Corriere della Sera non può copiarglielo rubandogli il lavoro; ma se un privato cittadino condivide sul suo blog l'articolo de La Repubblica è giusto chiudere il blog? Il giornale La Repubblica ne uscirebbe davvero danneggiata? Esaminando più a fondo la delibera ci accorgiamo che il problema è ben peggiore, infatti l'assenza di un processo darebbe ad AGCom un potere dittatoriale che gli avrebbe consentito di chiudere qualsiasi sito senza dover fornire alcuna prova a nessuno, come se un giudice potesse venire a casa vostra e condannarvi senza un mandato e senza prove di alcun tipo. Pura follia, in un paese democratico. Un'altra perla del disegno originale era quella di rendere irraggiungibili i siti esteri, isolando il nostro web dal resto del mondo. Qui non si parla di destra o di sinistra, qui si tratta di togliere la libertà, e ogni italiano, nessuno escluso, dovrebbe sentirsi chiamato in causa. Sfidiamo il lettore a trovare una simile realtà entro i confini dell'Europa, il quale, ovviamente, si renderà conto che per trovare un'autorità inquisitoria di questo genere dovrà arrivare fino in Cina. Fortunatamente qualcuno che si preoccupa ancora per il nostro paese c'è, così il 4 e il 5 Luglio sono state organizzate due manifestazioni a Roma, la prima con un'affluenza di una decina di persone sotto la sede AGCom (sotto i sorrisi dei dipendenti, cosa avevano da ridere ancora non si sa) e la seconda con un'affluenza maggiore accompagnata da musica e interventi politici. Chissà, forse l'interesse nazionale (seppur modesto) e la minaccia di far ricorso al TAR del Lazio e a Bruxelles (capitale dell'Unione Europea) ha contribuito a stroncare l'assurdità di questa delibera, che il 6 Luglio è passata con forti cambiamenti rispetto al disegno originale, ad esempio l'accesso ai siti esteri non potrà bloccato, e i siti che non abbiano scopo di lucro, i blog personali, o i siti di interesse scientifico non potranno essere chiusi. Quindi, visto il cambiamento dell'esito di questa situazione inizialmente catastrofica, smettiamola di restare con le mani in mano lasciandoci scivolare tutto addosso, preoccupiamoci per il nostro paese, manteniamolo libero, come è giusto che sia. - Luca Deias per Asso di Picche -
Ancora una volta molta indifferenza da parte del popolo del "bel paese" nei confronti di una delibera che, nella sua forma iniziale, ci avrebbe reso il paese meno libero d'Europa. No, non è un'esagerazione, e per rendersene conto basta informarsi: la delibera di AGCom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) prevedeva infatti il controllo totale del web, riservandosi il diritto di chiudere senza processo -- si, senza processo, proprio come nel medioevo -- siti e blog giudicati da loro illegali perché utilizzatori del lavoro di altri autori (artisti, giornalisti, ecc). Ma facciamo un po' di chiarezza: l'idea di base è giusta e condivisa, se un giornalista de La Repubblica scrive un articolo, un giornalista del Corriere della Sera non può copiarglielo rubandogli il lavoro; ma se un privato cittadino condivide sul suo blog l'articolo de La Repubblica è giusto chiudere il blog? Il giornale La Repubblica ne uscirebbe davvero danneggiata? Esaminando più a fondo la delibera ci accorgiamo che il problema è ben peggiore, infatti l'assenza di un processo darebbe ad AGCom un potere dittatoriale che gli avrebbe consentito di chiudere qualsiasi sito senza dover fornire alcuna prova a nessuno, come se un giudice potesse venire a casa vostra e condannarvi senza un mandato e senza prove di alcun tipo. Pura follia, in un paese democratico. Un'altra perla del disegno originale era quella di rendere irraggiungibili i siti esteri, isolando il nostro web dal resto del mondo. Qui non si parla di destra o di sinistra, qui si tratta di togliere la libertà, e ogni italiano, nessuno escluso, dovrebbe sentirsi chiamato in causa. Sfidiamo il lettore a trovare una simile realtà entro i confini dell'Europa, il quale, ovviamente, si renderà conto che per trovare un'autorità inquisitoria di questo genere dovrà arrivare fino in Cina.
RispondiEliminaFortunatamente qualcuno che si preoccupa ancora per il nostro paese c'è, così il 4 e il 5 Luglio sono state organizzate due manifestazioni a Roma, la prima con un'affluenza di una decina di persone sotto la sede AGCom (sotto i sorrisi dei dipendenti, cosa avevano da ridere ancora non si sa) e la seconda con un'affluenza maggiore accompagnata da musica e interventi politici. Chissà, forse l'interesse nazionale (seppur modesto) e la minaccia di far ricorso al TAR del Lazio e a Bruxelles (capitale dell'Unione Europea) ha contribuito a stroncare l'assurdità di questa delibera, che il 6 Luglio è passata con forti cambiamenti rispetto al disegno originale, ad esempio l'accesso ai siti esteri non potrà bloccato, e i siti che non abbiano scopo di lucro, i blog personali, o i siti di interesse scientifico non potranno essere chiusi.
Quindi, visto il cambiamento dell'esito di questa situazione inizialmente catastrofica, smettiamola di restare con le mani in mano lasciandoci scivolare tutto addosso, preoccupiamoci per il nostro paese, manteniamolo libero, come è giusto che sia. - Luca Deias per Asso di Picche -